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il 4° libro della Serie Santuario di RJ Scott
La Nuda Essenza … ” …Una serie che ho adorato dal primo libro e devo ammettere che leggere questo in anteprima è stato davvero emozionante. … Adoro RJ Scott perché riesce a portarti in cima alle stelle, e quando pensi di essere arrivata lì lì per toccarle, ecco che ti fa franare la terra sotto i piedi e ti ritrovi di nuovo ad annaspare pur di trovare un appiglio, beh questa serie mi fa crogiolare nella curiosità, adoro il modo in cui è stata creata, amo il modo in cui la storia cammini parallela all’indagine e si amalgami in un fervente di passione, e come i protagonisti siano passionali e di come l’indagine sia cosi piena di indizi da portarti a chiedere solo che il prossimo libro esca presto perché vuoi sapere che cosa succederà ancora. …”
Emozioni fra le pagine 4/5 “… RJ Scott, come al solito, riesce a dare il giusto equilibrio tra suspense e storia d’amore, non eccedendo in troppe scene di sesso inutili ai fini della trama, pur rendendo ben chiara la passione e l’attrazione tra i due ex-amanti. … Il libro scorre con fluidità (tanto che l’ho letto in un paio d’ore) e l’autrice riesce a tenere il lettore incollato alle pagine, con la curiosità di sapere come andrà a finire sia la storia tra i protagonisti sia l’indagine Bullet. … Una bella serie questa de “Il Santuario” che riesce a mantenere alta la tensione in ogni libro. …”
Santuario
Estratto
Capitolo 1
sei mai chiesto quanto valga Jake o quanto costi giornalmente mandare
avanti la Fondazione?” chiese Nik Valentinov sedendogli di fronte.
Adam
Brooke, che stava osservando il lussuoso arredamento della sede Import
Export del Santuario, rifletté su quello che Nik aveva detto, incerto se
quella dell’agente fosse o meno una domanda retorica. Se tutti gli
altri operativi ragionavano come lui, Adam sarebbe stato pronto a
scommettere che anche il collega, a un certo punto, si fosse fatto una
vaga idea del patrimonio del loro capo.
“Probabilmente
un casino,” offrì infine. Si rilassò contro lo schienale della sedia in
pelle appoggiando i piedi sul tavolino da caffè e chiuse gli occhi. Non
intendeva essere scorbutico, ma il suo corpo era ormai al limite e
aveva davvero bisogno di dormire. Probabilmente avrebbe dovuto
considerare l’idea di prendersi una pausa, ma finire coinvolto nel caso
Bullen lo aveva intrigato.
Il suo ultimo vero incarico
− una missione in una casa protetta in Canada − era stato terribile.
Persino il Santuario qualche volta doveva nascondere i cattivi e nessuno
tra i cento e passa agenti, uomini o donne, che lavorano per Jake si
tirava indietro quando era il loro turno. Nonostante non fosse che un
piccolo spacciatore, il tizio che gli era toccato proteggere era stato
beccato in una scuola a vendere la sua roba a ragazzini che non avevano
nemmeno dodici anni. Il pezzo di merda seguiva la politica
dell’‘agganciali giovani’. Sfortunatamente per Adam, però, lo stronzetto
era il cardine di un caso molto più complesso e per questo considerato
importante. L’FBI non aveva potuto occuparsene e così era intervenuto il
Santuario. Adam odiava quando dovevano ripulire i casini del Bureau.
Tre
settimane in compagnia di un tizio che faceva impallidire il concetto
di viscido e Adam aveva finalmente potuto lasciarsi alle spalle quel
casino legato alla droga. Tutto ciò che sperava a quel punto era di
affondare al più presto i denti nel suo nuovo incarico, di qualunque
cosa si trattasse. Azione, velocità, pistole e magari una bella
scazzottata avrebbero cancellato le sofferenze dovute a un periodo di
isolamento in compagnia di un tipo che pensava che le repliche di Jerry
Springer fossero dei capolavori.
“Il tuo uomo è finito dentro?” chiese Nik in tono colloquiale.
Adam
aprì gli occhi e abbozzò un sorriso. Quello sì che era un argomento che
si sentiva di poter affrontare. “Sì. Ho sentito che si è preso il
massimo della pena nonostante abbia patteggiato facendo i nomi dei suoi
piazzisti.”
Nik fece una smorfia e incrociò le braccia
sul petto. “Sai qualcosa di Doc? Il contraccolpo gli ha rotto qualche
costola?” Nik si riferiva al dottor Kayden Summers, rimasto ferito al
petto nel caveau della banca dove lui e il giovane Bullen erano andati
in cerca di prove. Adam aveva trascinato via Beckett prima che il
ragazzo diventasse il protagonista dell’ultim’ora di cronaca.
“Sì, ma ha a disposizione i farmaci migliori,” ghignò Adam. “Come sta Morgan?”
L’espressione
di Nik mutò all’istante. Adam scorse un lampo di orgoglio e affetto
attraversare il viso del collega, qualcosa di bello da vedere in
un’altra persona. Nik aveva trascorso gli ultimi cinque minuti col
cellulare praticamente incollato all’orecchio parlando con Morgan, e
Adam si chiedeva quali argomenti riuscissero a trovare per chiacchierare
così a lungo dato che trascorrevano la maggior parte del loro tempo
insieme.
I due avevano la tipica relazione guardia del corpo/vittima ed erano apparentemente legati a doppio filo.
“Sta
bene. Se la sta cavando con i suoi quadri e in pratica non è più sotto
la protezione del Santuario.” Non puntualizzò ‘ma io mi prendo lo stesso
cura di lui’, quello era assodato. Pur non avendo mai incontrato
Morgan, Adam conosceva tutti i dettagli del caso. Le tre settimane
trascorse in isolamento, evitando l’imbecille che stava proteggendo, gli
avevano concesso molto tempo per dedicarsi alla lettura.
“Sai dove verremo assegnati?” Adam era curioso di saperlo.
Nik si strinse nelle larghe spalle.
“È
un incarico di coppia?” Era una domanda sensata. Gli agenti del
Santuario di solito lavoravano da soli a meno che il caso non fosse così
complesso e imprevedibile da richiedere l’intervento di due persone.
L’ultima volta che Adam aveva lavorato in coppia era stato con Jennifer
fuori da Los Angeles ed era stato abbastanza gradevole avere una
compagna con cui usare il cervello. Ciò non voleva dire che alcuni dei
suoi protetti non fossero stati persone intelligenti. Cavolo, l’autunno
precedente gli era stata affidata addirittura la protezione di un
fisico. L’ultimo caso, però, gli aveva davvero consumato le poche
cellule cerebrali rimaste in vita.
Di solito, a meno
che non fosse, appunto, un incarico congiunto, anche le riunioni si
tenevano separatamente. Per questo Adam immaginava che lui e Nik
avrebbero fatto coppia. Ai tempi dell’FBI le loro strade si erano
incrociate spesso, mentre al Santuario non avevano mai collaborato.
Sarebbe stato interessante, anche se era molto probabile che avrebbe
trovato Morgan nascosto nella valigia del collega.
“Venite
dentro, ragazzi,” li chiamò Jake da dietro la porta del suo ufficio e
Adam tirò via i piedi dal tavolino e si mise in piedi. Dopo essersi
stirato in tutta la sua altezza, seguì Nik nel grande ufficio d’angolo
con vista sul centro di Albany.
“Caffè?” Jake era
indaffarato davanti a un enorme aggeggio in acciaio cromato che non
avrebbe sfigurato in un film di fantascienza, ma che sotto il suo tocco
esperto faceva il miglior caffè che Adam avesse mai gustato. Accennò un
sì con la testa, imitato da Nik, dopodiché si accomodarono tutti e tre
sul divano.
Jake non perse tempo in convenevoli e andò
dritto al punto. “Come entrambi sapete bene, il Santuario, per ovvie
ragioni, si è spinto troppo in là con il caso Bullen. Non solo Morgan,
ma adesso anche Beckett Jamieson è sotto la nostra custodia. E credo
siate altresì informati che, come se non bastasse, ho addosso un agente
di collegamento dell’FBI che ispeziona le nostre procedure e giudica la
validità dei canali di comunicazione tra noi e il Bureau.”
Adam
fissò il volto di Jake alla ricerca di un indizio su cosa provasse al
riguardo ma, professionale al massimo, l’uomo mantenne un’espressione
impassibile.
“Il Bureau non è al corrente di tutte le
informazioni riguardo il nostro operato sul caso Bullen, ma entrambe le
volte che siamo stati coinvolti, ha chiesto che Morgan prima e Beckett
poi tornassero sotto la sua egida.”
Nell’udire
l’ultima frase Nik scattò in avanti sulla sedia e Adam pensò che nulla e
poi nulla avrebbe potuto strappare Morgan dalle braccia del collega.
Jake
alzò una mano per fermare la replica. “Non lo permetterò, tranquillo.
La nostra influenza presso i Federali al momento mi lascia una certa
voce in capitolo. Per quanto strano, la presenza di una talpa tra i loro
ranghi ci è d’aiuto. Dubito che il contatto FBI si fidi della sua
stessa squadra.”
Jake si interruppe e ingurgitò una dose massiccia di caffè, dopodiché appoggiò di nuovo la tazza sul tavolino e sospirò.
“Nik,
tu e Morgan state cercando un modo per arrivare al Senatore e concordo
che siate nella posizione migliore per raggiungere qualche risultato, ma
devi promettermi che non coinvolgerai ufficialmente Morgan e lo
lascerai nelle retrovie.”
“Certo.”
“Beckett
ha ottenuto alcune informazioni utili e Manny al momento le sta
passando al setaccio. Collaborate con lui. Stiamo cercando qualunque
informazione utile che leghi finanziariamente il Senatore ai suoi
fratelli e agli affari di famiglia. Sono stato chiaro?” Nik fece un
cenno d’assenso. “Non è possibile che il Senatore non tragga vantaggi
finanziari dalla propria famiglia, ed è esattamente quella la direzione
che stiamo seguendo. Perché la sua assistente è stata uccisa dai suoi
fratelli? Beckett ha detto che Elisabeth Costain gli aveva raccontato di
essere a un passo dall’ottenere delle informazioni. Di cosa si
trattava?”
“Manny ha già inviato alcuni file alla
squadra degli analisti. Finito qui li raggiungo,” confermò Nik. Manny
aveva a disposizione una vasta aera riservata a lui e alla sua squadra,
nel piano superiore a quello dove si trovavano, accanto alle sale
conferenza. Analisti, programmatori e Manny stesso, il ragazzo prodigio.
“Adam…” cominciò a dire Jake.
Adam
spostò la sua attenzione da quello che diceva Nik a qualunque compito
Jake stesse per assegnargli. Era chiaro che non avrebbe preso parte
all’incarico del collega, ma era strano che partecipassero allo stesso
briefing.
“Nonostante le prove scientifiche mettano in
relazione Alastair con il sangue trovato sul ciondolo contenuto nella
cassetta di sicurezza, non abbiamo nessun corpo e nulla a cui
appigliarci quando la versione ufficiale che Bullen va blaterando è che
il sangue apparteneva a un’ex-fidanzata a cui piaceva il sesso
violento.” Jake scosse la testa e si mordicchiò il labbro.
Adam lo osservava sempre più preoccupato. Che diavolo gli avrebbe chiesto di fare?
“Abbiamo
bisogno di qualcosa che lo incastri ed è qui che entri in gioco tu. Non
importa di quali informazioni siamo in possesso: se non c’è nulla di
concreto che accusi Alastair, è come se non avessimo niente. Il nostro
punto di partenza è Gareth Headley.”
“Finora ha tenuto
la bocca cucita.” Nik sintetizzò con quella breve frase il fatto che il
poliziotto stesse mantenendo un silenzio pressoché assoluto riguardo a
chi e perché lo avesse pagato per assassinare Elisabeth.
“Dale
ha riferito che quando lui e Joseph Kinnon hanno recuperato Robert
Bullen, alias Beckett Jamieson, Greg ha ammesso che erano stati lui e
Alastair a uccidere Elisabeth servendosi di Headley. Rimane tutto a
livello verbale, però, perché in realtà non abbiamo uno straccio di
prova fisica da consegnare al Procuratore Distrettuale.”
“Manny non è riuscito a tirar fuori nulla di utile dai file?” chiese Nik.
“Non
è ufficialmente il nostro lavoro dimostrare o smontare un caso.” Jack
alzò una mano per impedire qualunque genere di protesta da parte di Nik e
Adam. “Okay, per quanto coinvolti, il nostro compito si limita a
offrire alle persone un rifugio sicuro. Anche se l’ottanta per cento
degli agenti del Santuario è composto da ex-appartenenti alle forze
dell’ordine, ciò non vuol dire che possiamo fornire noi le prove dei
casi. Noi non esistiamo e, a meno che non decida di mollare tutto e
consegnare il Santuario all’FBI, è così che continuerà a essere.” Fece
una breve pausa. “Ho bisogno che entrambi lavoriate a questo caso in
piena cooperazione con i Federali.”
Jake non riusciva a
guardarlo negli occhi e Adam aggrottò la fronte. Che diavolo stava
succedendo? Sentì la rabbia montare, una reazione fulminea e viscerale
che non riuscì a trattenere. Aveva lavorato cinque anni per l’FBI e
guarda cos’aveva ottenuto: un’accusa per corruzione e il cuore
calpestato e frantumato in un milione di pezzi. L’ultima cosa che voleva
era avvicinarsi di nuovo al Bureau.
“Possiamo
lavorare per conto nostro e poi comunicare i risultati quando avremo
delle prove vere,” disse, il tono fermo. Jake evitava ancora il suo
sguardo e la cosa stava cominciando a dargli una brutta sensazione.
“Il
contatto non accetterà. Sono d’accordo a lavorare con noi, ma solo fino
a quando non risolveranno il problema con la loro talpa. Perciò abbiamo
bisogno di darci una mossa. Hanno già messo in piedi una squadra per
stanarla.” Jake controllò i suoi appunti. “L’Ufficio di Responsabilità
Professionale?” Fissò Adam, ma lui si limitò ad annuire per confermargli
che quello era il nome del dipartimento. Aprire la bocca e dare voce al
flusso di ricordi che quel nome gli aveva riportato alla mente sarebbe
stato impossibile. Lo stramaledetto dipartimento affari interni dell’FBI
aveva distrutto lui e la sua carriera.
L’Ufficio di Responsabilità Professionale e Lee Myers.
Jake
continuò: “Alastair è stato rilasciato senza accuse. Dice, e lo quoto,
‘è ridicolo che una donna, quasi certamente viva e a far baldoria ai
Caraibi, venga ricollegata a me come qualcuno che avrei ucciso’. Il
problema è che non si sbaglia di molto. In realtà non abbiamo nulla di
decisivo tra le mani. Le prove scientifiche non sono inconfutabili e sul
ciondolo pare ci sia un altro DNA appartenente alla famiglia. Abbiamo
dei mezzi di sorveglianza limitati e non autorizzati nell’ufficio del
Senatore di cui le sigle sono all’oscuro, ma lì la situazione è
abbastanza tranquilla. Adam, ogni più piccolo dettaglio di cui siamo in
possesso è nei documenti informativi che ti darò. Il tuo partner è
l’FBI.”
Non era un segreto che Adam fosse un ex-agente
dell’FBI, né che la sua carriera federale si fosse interrotta con le
sue dimissioni prima che gli venissero rivolte delle accuse per
concussione e inquinamento di prove. Nessuno all’interno del Santuario
gli aveva mai fatto pensare che lo ritenessero corrotto; diavolo, Jake
non lo avrebbe mai assunto se avesse creduto che fosse un criminale
travestito da Federale.
“Chi?”
“Devi stare calmo e cercare di gestire la cosa come meglio puoi.”
Le
parole penetrarono negli strati della sua coscienza. Se Jake gli stava
consigliando di rilassarsi, allora chissà quanta merda stava per
travolgerlo. Non poteva trattarsi di Lee. Jake non gli avrebbe mai fatto
una cosa del genere. Lui era l’unica persona che sapeva qualcosa su Lee
Myers e ciò che gli aveva fatto. C’erano centinaia, se non migliaia, di
agenti FBI là fuori, e Lee era distaccato agli Affari interni. Non lo
avrebbero inviato a prendere parte a una merdosa operazione esterna.
Tutti
sapevano che Adam aveva lasciato l’FBI circondato da una nube di
sospetti. Ma nessuno sapeva che la persona che aveva firmato il rapporto
che lo indicava come colpevole era la stessa che in passato aveva
chiamato il suo migliore amico e amante. Nik sembrava confuso e Adam non
poteva biasimarlo, probabilmente stava captando le scintille di rabbia
che emanavano dal suo corpo.
“Chi è, Jake?” Adam stesso riuscì a percepire la frustrazione e l’agitazione nel tono della propria voce.
“Sai di chi si tratta Adam…”
“No…”
“Senti
Adam, non ho davvero scelta, sono tra l’incudine e il martello. Mi è
stato dato un ultimatum. I federali vogliono seguire il caso alla pari
oppure riprenderselo in toto. In poche parole o lavori in coppia con Lee
Myers, oppure consegniamo Morgan e Beckett.”
Adam si
alzò in piedi molto lentamente. Giocare la carta Morgan in presenza di
Nik era stato un colpo basso, ma spiegava il perché di quella riunione
congiunta. “Ascoltami. No. Non lavorerò con l’FBI. Non dobbiamo farli
avvicinare a questo caso. Non gli Affari interni, e tantomeno lo
stramaledetto Lee Myers.” Le parole gli sfuggirono di bocca veloci e in
un impeto di rabbia.
Nik sembrava confuso e
l’espressione di Jake passò dalla comprensione all’implacabilità. Erano
arrivati al punto in cui Jake avrebbe fatto pesare la sua autorità di
capo. A quanto pareva aveva già deciso il suo destino alle sue spalle.
“Non abbiamo scelta…”
“Allora mettici Dale, oppure Manny, o diavolo, perché non Jennifer o Michaela? Tutti possono fare al caso suo, tranne me!”
“Hanno
richiesto espressamente te e dato che ho i Federali attaccati al culo
ogni santo giorno, sto facendo tutto quello che posso per farli stare
buoni.”
“Col cazzo, Jake, che hanno richiesto me. Non
l’avrebbero mai fatto. Non c’è nulla di peggio per l’FBI che farsi
assistere da un loro ex-agente che se n’è andato ricoperto di merda. Se
c’è Lee dietro questa richiesta, allora deve esserci qualcos’altro. Che
cazzo vogliono?” Adam raggiunse la finestra e abbassò lo sguardo sulla
città, la rabbia, il dolore e l’odio che sentiva montare dentro erano
devastanti. Non perdeva mai la testa in quel modo. Ma rivedere l’agente
biondo lì alla banca, durante l’operazione di estrazione di Beckett
Jamieson, aveva riaperto un’antica ferita e lo faceva incazzare
terribilmente. Perché Lee aveva chiesto di lavorare con lui? Adam
rappresentava tutto quello che lui odiava: era uno dei cattivi ragazzi,
uno dei prescelti che era decaduto.
Il disprezzo
immediato e il suo stesso rancore lo costrinsero a tornare indietro con i
ricordi al giorno in cui Lee gli aveva consegnato i rapporti della
sorveglianza che provavano che stava compromettendo la sua posizione
nell’FBI. In quel momento il suo amante lo aveva guardato come se il suo
mondo fosse finito. Diavolo, non era stato il mondo di Lee a finire
quel giorno. Adam sentì la porta chiudersi e sollevò lo sguardo,
accorgendosi che Nik aveva lasciato la stanza. Bene, un fattore di
stress in meno. Jake si mosse in silenzio e gli si affiancò.
“Vorrei
ci fosse un altro modo, Adam.” Sembrava dispiaciuto. “Quando ho creato
il Santuario desideravo con tutto me stesso che fosse un posto nel quale
non avremmo dovuto avere a che fare con questa robaccia. Odio l’intera
situazione almeno quanto te, ma quando Nik ha coinvolto Morgan si è
innescato un effetto domino che non avrei mai potuto prevedere.”
Adam
fissò il suo capo, l’uomo che gli aveva offerto un posto al Santuario
dietro raccomandazione di Nik. Jake era sempre stato sincero con lui e
gli aveva creduto fin dal primo giorno.
“Lee Myers è a
capo di questa indagine per l’FBI, Adam. Non è più nel dipartimento
Affari interni, o così sono portato a credere. Mi dispiace. Non so a che
razza di gioco stiano giocando i Federali, o più in particolare Lee, ma
non ho altra scelta. Odio questa storia almeno quanto te.”
“Ne
dubito,” sbottò Adam, salvo pentirsi all’istante di aver aperto bocca.
Non aveva intenzione di cominciare a sbraitare e mancare di rispetto
all’unica persona che gli aveva offerto un porto sicuro. Lui era la
costante che teneva tutto sotto controllo, era quello forte, quello
affidabile e tranquillo.
“Probabilmente hai ragione,”
ammise Jake. “Forse non riesco a capire tutta questa robaccia del
Bureau. In fin dei conti sto solo facendo ciò che è meglio per il
Santuario e per le persone che proteggiamo, come Morgan e Beckett.”
“Non
c’era bisogno di nominarli, e neanche di coinvolgere Nik,” disse Adam,
il tono stanco. “Non era necessario far partecipare Nik alla riunione o
giocare la carta Morgan e Beckett per assicurarti la mia partecipazione.
Farei qualunque cosa per il Santuario, lo sai. E io so quanto ti devo…”
Jake fece un movimento brusco col capo e lo
interruppe. “Non mi devi un cazzo. Ho capito che ti volevo nella mia
squadra sin dal giorno in cui Nik mi ha raccontato quello che ti era
successo. Ha detto che sapeva chi fossi e che ti credeva. Per me è stato
sufficiente. Sei uno dei miei migliori agenti e, anzi, sono io a
doverti qualcosa. La gente che proteggi ti deve qualcosa per il semplice
fatto che sei il migliore nel tuo campo e che accantoni tutto il resto
quando si tratta di portare a termine un lavoro.” Jake gli appoggiò una
mano sul braccio e Adam sussultò al contatto, incapace di gestire le
forti emozioni che quelle parole gli avevano scatenato dentro. “Va’
avanti e noi ti copriremo le spalle. Nel momento stesso in cui capisci
che è tutto un piano dei Federali e che stanno cercando di fregarti, e
ripeto nel momento stesso, contatti le Ope e te ne tiri fuori.”
Adam
aspettò un istante prima di rispondere. Non aveva bisogno che Jake gli
offrisse una via di fuga da quel bastardo che lo aveva incastrato e lo
aveva costretto a lasciare l’FBI. Era un uomo adulto e si era lasciato
alle spalle le rovine che Lee Myers aveva portato nella sua vita.
Molto alle spalle.
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